domenica, gennaio 08, 2012

Ringhiere - parte 1

Le ringhiere sono famiglie di sistema con una propria categoria, composte però da famiglie di archivio (quindi esterne) diverse: le balaustre e i profili per i correnti.

Va detto però che si possono realizzare ringhiere senza balaustre (con solo i correnti) ed anche ringhiere senza correnti.

La ringhiera è quindi è un oggetto che consente la ripetizione di una trama di oggetti lungo un percorso e al contempo l'estrusione di profili chiusi lungo lo stesso percorso; il percorso può poi essere costituito da una spezzata con tratti lineari o curvi, può rimanere in piano o coprire dei dislivelli, sia impostati manualmente dall'utente, sia seguendo un oggetto “host”.

Come per tutti gli oggetti in Revit solo il tracciamento del percorso resta nel piano di lavoro della ringhiera.

Per tracciare una ringhiera correttamente è necessario capire come si comportano i componenti di cui è costituita.

Profili

Partendo dal template per i profili delle ringhiere si comprende come il piano di riferimento orizzontale corrisponderà all'estradosso del corrente una volta caricato nel progetto.

Dev'essere un unico profilo chiuso, può essere parametrico, consiglio di rifare anche quelli più semplici presenti di default nel template perché contengono delle imprecisioni molto fastidiose.

Da Parametri e Categorie di famiglie si può impostare che il profilo personalizzato compaia solo negli elenchi delle ringhiere, rendendo più semplice la sua selezione una volta caricato nel progetto.

Quando un profilo viene associato ad un corrente in una ringhiera crea un estrusione che fa parte di una specifica sotto-categoria delle ringhiere cui va associata un'altezza dal piano di riferimento della ringhiera (con riferimento all'estradosso del profilo), la sua giacitura laterale rispetto alla linea di tracciamento del percorso e il suo materiale. È presente un campo di nome per poterlo usare come riferimento per le altezze delle balaustre.


Balaustre

Cominciamo con l'osservare meglio i template iniziali delle balaustre: sono tre, uno chiamato genericamente Balaustra, il secondo Balaustra-Pannello e il terzo Balaustra-Montante.




La vista che si apre è quella di prospetto laterale, ossia il lato parallelo al percorso di tracciamento della ringhiera.

In ognuno di questi template esistono gli stessi piani di riferimento con dei parametri di altezza e angolo associati. I valori di partenza di questi parametri sono del tutto generici e non avranno nessuna ricaduta nel progetto poiché l'inclinazione delle facce e l'altezza delle balaustre dipende dai riferimenti che vengono attribuiti all'interno del tipo di ringhiera. Le differenza di comportamento sta proprio in questi parametri, infatti guardando meglio si nota che nel template della Balaustra generica, i parametri di angolo che governano i piani inclinati sono due distinti: uno per quello superiore e uno per quello inferiore, quindi in linea di principio possono essere diversi. Quando si carica una balaustra così in una ringhiera, è possibile vincolare la base all'host e l'altezza ad un corrente.


Se il corrente si inclina, soltanto la sommità della balaustra si modificherà per seguire l'inclinazione del corrente, proprio perché nella famiglia sono presenti due angoli diversi. Se l'host fosse inclinato (come una rampa o un pavimento), si avrebbe una situazione come quella rappresentata in figura, ma con un errore proprio al piede poiché la balaustra sarebbe correttamente associata all'host sull'asse di mezzeria ma la faccia inferiore non sarebbe ruotata proprio perché l'inclinazione cambia solo in corrispondenza di un corrente.


Se si partisse dal template Balaustra-Pannello, l'angolo di inclinazione sarebbe lo stesso sia per la base sia per la sommità, quindi nell'esempio precedente con host inclinato l'errore alla base si presenterebbe ancora, ma stavolta la base inferiore della balaustra avrebbe la stessa inclinazione del corrente della ringhiera.

Se si partisse infine dal template Balaustra-Montante, ci si accorgerebbe che i valori dei parametri angolo sono impostati a zero e mancano i piani inclinati corrispondenti, quindi non ci sarà inclinazione delle estremità. Ovviamente questo è vero in linea di principio, poi l'utente ha facoltà di introdurre delle variabili a piacere e di modificare adeguatamente la geometria del montante attraverso l'uso di parametri di tipo appropriati.

L'altezza della balaustra si fermerà all'intradosso del corrente cui è associato a meno di non spuntare il parametro Montante (Post) all'interno delle proprietà di tipo della balaustra, facendo arrivare il montante all'estradosso del corrente.

Il parametro Montante è presente anche negli altri tipi di balaustra che sono stati esaminati in precedenza e l'effetto che produce è sempre quello di far arrivare la balaustra all'estradosso del corrente (ammesso che non sia impostato alcun offset in altezza); soltanto nel caso di balaustra-pannello però l'inclinazione dell'estremità superiore rimane parallela a quella del corrente.

Per coprire la maggior parte delle casistiche e semplificare la gestione delle famiglie è opportuno ricorrere alla nidificazione di modelli generici all'interno delle famiglie di balaustra, avendo cura di impostare adeguatamente i parametri che ne permettono la flessibilità.

sabato, gennaio 07, 2012

La primavera

A dettaglio medio....
A dettaglio alto....

Stay tuned...

venerdì, gennaio 06, 2012

Note chiave

In un software BIM (Building Information Modeling) è possibile gestire una varietà di dati nello stesso modello che vanno oltre alla mera definizione spaziale degli oggetti architettonici.

Questo aspetto è quello che differenzia maggiormente le piattaforme BIM dalle passate tecnologie CAD, ovvero la possibilità di inserire informazioni aggiuntive nel modello dell'edificio (definizione delle parti costitutive dell'oggetto architettonico, definizioni dei materiali, delle loro caratteristiche fisiche di densità, trasmittanza, costo, per fare un primo esempio) e di estrarle quando occorre per poterle integrare nelle diverse forme documentali volte a descrivere l'edificio stesso (sia disegni sia tabelle).

La natura e la quantità di informazioni che possono essere esplicitate sono a discrezione dell'utente, il compito del software è quello di gestire queste informazioni e di preservarne la corrispondenza all'interno del modello, evitando quindi all'utente quelle operazioni di aggiornamento necessarie in un processo di progettazione sottoposto a revisioni cicliche.

Revit è una piattaforma BIM e consente l'implementazione di questa intelligenza ulteriore nel progetto attraverso i parametri degli oggetti. In particolare vorrei approfondire il concetto di note chiave.

Le note chiave sono un parametro di tipo (quindi un parametro che assume uguale valore per tutti gli oggetti dello stesso tipo) che si trova sotto il raggruppamento fondamentale dei Dati Identità.

E' un parametro che si trova nelle proprietà dei materiali e sia negli oggetti modello sia nei componenti di dettaglio (purtroppo non sui componenti di dettaglio ripetuti); ovviamente le linee, anche se di modello, non hanno questo tipo di parametro.

In particolare questo parametro consente di specificare, o per selezione da un elenco o per input manuale dell'utente, un codice, la chiave appunto, cui corrisponde una descrizione sotto forma di testo.

Per esplicitare uno o entrambe questi due valori in un disegno occorre quindi una particolare etichetta che legga questi parametri, ossia un'etichetta di nota chiave.

Dalla scheda Annotazioni, gruppo Etichette troviamo le note chiave che sono di tre tipologie, due automatiche (oggetto e materiale) che leggono il parametro nota chiave, e una manuale (utente) che consente di inserire una nota chiave fittizia per arricchire la descrizione del disegno anche dove non vi sono oggetti con parametro nota chiave (come linee o componenti di dettaglio ripetuti).

Per un oggetto, ad esempio, si viene quindi a creare questo tipo di relazione consequenziale:



Oggetto – Chiave – Descrizione



La prima parte della relazione (Oggetto-Chiave) è impostata dall'utente all'interno del progetto proprio attraverso il parametro Nota chiave. La seconda parte della relazione (Chiave-Descrizione) è impostata invece nel file di testo esterno delle note chiave, che può essere modificato indipendentemente dalla sessione di Revit con un editor di testi qualsiasi, a patto di mantenere la sintassi che ne permette il funzionamento corretto.

Con questo metodo si hanno alcuni vantaggi immediati: l'associazione finale Oggetto-Descrizione è assicurata in ogni vista del progetto, eliminando di fatto gli errori di coordinazione; se il valore della Chiave, che agisce da ponte tra Oggetto e Descrizione, rimane costante, è possibile copiare a piacere i file esterni delle note chiave e modificare le descrizioni per tenere traccia dei cambiamenti che intervengono durante l'iter progettuale senza perdere la relazione che lega gli oggetti alla descrizione.

Questo secondo aspetto è molto utile quando si passa da una fase di progetto a quella successiva, per cui le indicazioni dei materiali e dei componenti hanno una specificità maggiore. Inoltre risulta molto più semplice avere la documentazione coordinata nel caso di comparazione dei costi di soluzioni alternative, ad esempio sulle finiture.

Il percorso del file esterno delle note chiave viene salvato all'interno del progetto (e volendo del template iniziale) e lo si deve ricaricare manualmente quando vengono apportate modifiche che altrimenti sarebbero visibili soltanto alla riapertura del progetto in Revit.

Per poterlo fare è necessario passare dalla scheda Annotazioni, gruppo Etichette, impostazioni Note chiave.




All'utente è lasciata la libertà di decidere l'aspetto grafico delle etichette di nota chiave, se devono riportare solo il valore della chiave (da approccio meccanico, tipo scheda di montaggio di un mobile) o il valore della descrizione o entrambe.

Nel caso si decida di utilizzare il codice si rende necessario esplicitare la corrispondenza tra codice e descrizione. E' sempre facoltà dell'utente decidere se il valore del codice da riportare debba essere univoco per tutto il progetto o se debba essere progressivo all'interno della specifica tavola, cambiando il metodo di numerazione dalle impostazioni delle note chiave.

Dalla scheda Viste>Crea>Legenda note chiave, è possibile controllare tutte le note chiave presenti nel progetto attraverso una vista di abaco. Alla legenda nota chiave possono essere applicati dei filtri basati sui valori della chiave e del testo della descrizione. Essendo una vista di abaco può essere inserita in più tavole senza essere necessariamente duplicata.

È possibile filtrare poi l'abaco per tavola, ossia l'elenco varierà in funzione delle note chiave presenti nelle viste inserite in tavola.

Nei Paesi dove viene utilizzata una codifica standard per la scomposizione degli edifici, l'utilizzo delle note chiave è reso più semplice poiché l'organizzazione che si deve dare alle note segue delle regole precise dettate dalla normativa di settore.





L'esempio dell'immagine precedente si riferisce al CSI Master Format 2011, standard di codificazione edilizia diffuso negli Stati Uniti d'America e non solo.

Il file esterno delle note chiave è costituito da un elenco in cui su ciascuna riga trovano posto nell'ordine:

CHIAVE [Tabulazione] DESCRIZIONE [Tabulazione] CHIAVE LIVELLO SUPERIORE

Per editarlo è sufficiente un editor di testo, ma per fortuna esiste un software, Keynote Manager, distribuito gratuitamente da Revolution Design a questo indirizzo:

http://www.keynotemanager.revolutiondesign.biz/

Consente di semplificare molto il lavoro di gestione e aggiornamento delle note chiave, rimando alle pagine del sito per una descrizione esaustiva delle caratteristiche del software.

Vi sono anche altre utility da considerare per migliorare il proprio flusso di lavoro in Revit.