sabato, ottobre 04, 2008

Disegnare velocemente un pavimento di finitura





In Revit è possibile dividere la parte strutturale dalla parte di finitura degli oggetti, ovviamente separando il modello in parte portante e parte portata.
Ad esempio i solai, o come si chiamano dalla 2008 i pavimenti (lascio intendere che questa separazione un giorno sarà netta).
Una volta disegnato il solaio portante e messa la suddivisione delle pareti interne si deve disegnare il pavimento di finitura di ogni locale, un'operazione un pò noiosa soprattutto se si deve fare attenzione a riseghe, lesene ecc...
Mi è venuta questa idea: utilizzo il comando controsoffitto che traccia direttamente il contorno del locale racchiuso dai muri, quindi copio le linee automatiche negli appunti e annullo il controsoffitto.
Ora seleziono pavimento e incollo le linee dagli appunti, dò una sistemata dove occorre e termino il disegno.
Ho trovato un miglioramento in termini di velocità di modellazione superiore al 50% per perimetri mediamente complessi.


Aggiornamento:
Ho scritto una macro per Revit 2012 che velocizza questo procedimento senza passare per i controsoffitti.
In questo post invece spiego come utilizzare i codici delle macro che pubblico

domenica, settembre 07, 2008

Scala a chiocciola


In questi giorni devo realizzare un progetto per un business center e per realizzare delle scale di servizio dal piano deposito a quello esposizione ho pensato di utilizzare delle scale a chiocciola.
Con il comando scala non sono riuscito a sovrapporre le rampe...allora ho pensato di realizzare una famiglia dedicata.
In particolare è una famiglia parametrica di attrezzature speciali che si comporta come un pilastro, con i vincoli in altezza e relativi offset.
Al suo interno sono presenti dei gradini parametrici che devo ancora completare con una nidificata per il parapetto.
Il numero di gradini che occorrono per fare un giro completo di 360° viene calcolato in funzione dell'altezza minima di passaggio.
L'ampiezza di ogni pedata invece viene determinata in funzione delle prescrizioni di sicurezza antincendio.
La combinazione di questi due risultati determina la sovrapposizione dei gradini.
Basta aggiungere un vuoto alla nidificata dei gradini e il gioco è fatto.
Ovviamente nel progetto sarà classificata come attrezzatura speciale, non potrà avere una ringhiera di sistema e non mostrerà la canonica freccia del senso di salita.
Tuttavia è possibile aggirare l'ostacolo nidificando opportune famiglie di modello e di dettaglio.
Spero che possa essere di utile spunto a qualcuno.

domenica, giugno 22, 2008

Risultati del sondaggio

Dai risultati del sondaggio è emerso che le maggiori difficoltà sono legate all'editazione delle famiglie e all'utilizzo delle varianti.

A parte qualche imbecille (statisticamente parlando) che ha segnato tutte le risposte, mi sorprende in negativo che ci sia un 25% che sente la mancanza dei layer.

Questo significa che non è stato digerito il concetto di categorie di oggetti, di What You See Is What You Get, e che molto probabilmente per il proprio lavoro si ricorre ad espedienti di manipolazione in AutoCAD.

Dal mio punto di vista è un male: innanzitutto significa che non si è compreso appieno il funzionamento del programma, ovverosia si sfruttano alcune caratterstiche dell'approccio BIM ma con finalità ristrette al CAD.
Diego Minato, alias Gjiom http://revit-landia.blogspot.com/ una volta mi disse che il problema maggiore dei nuovi utenti Revit con passato AutoCAD è che non riescono ad abbandonare la mentalità CAD in favore di una mentalità più propria, per tradizione, di chi opera nel settore dei componenti meccanici.
Come dargli torto? è senz'altro vero, infatti il CAD non è altro che la trasposizione del tecnigrafo e della carta sul computer, questo ormai è arcinoto.... all'inizio ha spiazzato molti la novità...ma in realtà era solo un cambio di strumenti, perchè l'approccio era rimasto il medesimo: sovrapposizioni di linee indipendenti; la difficoltà era di tipo tecnologico, non di concetto.

Intendiamoci, sono stati progettati i capolavori dell'architettura e dell'ingegneria con quegli strumenti, ma dietro di essi c'erano grandi idee che li manovravano, quindi non sono e non saranno mai solo gli strumenti a definire la qualità di un progetto e della sua realizzazione, ma di certo aiutano.

Occorre fare un ragionamento di più largo respiro.

Cos'è un progetto? Cos'è la qualità in un progetto? o meglio, nel processo edilizio?

Il prof. Maurizio Costantini sostiene che il progetto sia una prefigurazione della realtà, non una semplificazione a compartimenti stagni quindi, ma il gigantesco sistema di variabili interconnesse fra loro che si riversano nel tempo, nello spazio e nella dimensione economico-ecologica-sociale.

Ora la qualità di una prefigurazione di un sistema complesso è tanto maggiore quanto tutte le parti coinvolte in questo processo portano a compimento i loro incarichi negli estremi contrattuali pattuiti in precedenza.

E quindi in forza di questo contratto si può misurare il grado di soddisfazione delle parti e la rispondenza della realtà alle caratteristiche attese.

Il progetto è proprio quel contratto.

Se chi è preposto a redigere il progetto è incapace di controllare il processo edilizio prima che l'idea di progetto si immerga nella dimensione materiale, allora la qualità del progetto rischia di essere pesantemente compromessa.

Le cause possono essere molteplici e da ricercare nel campo di azione del progettista: in primo luogo la sua esperienza e preparazione, la sua disponibilità a mettersi in gioco sempre, il suo aggiornamento, i suoi strumenti di lavoro.

Purtroppo si dà minor peso al fine che non ai mezzi, e ci si ritrova attaccati ad un'idea di "lavoro" che rende più simili a dei mestieranti, mentre invece ci si dovrebbe sforzare di essere professionisti ad ogni costo.

Ora il fine è la qualità di processo, occorre disporre di un progetto il più vicino possibile alla realtà, per fare questo ognuno si sceglierà i mezzi a sè più congeniali, quelli che, utilizzati a regime, permettano di ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo; è un discorso soggettivo, ma è possibile anche delineare dei comportamenti medi, in virtù dei grandi numeri di cui è costituito il "parco progettisti"; è oltremodo possibile azzardare delle previsioni tenendo conto di come questi comportamenti evolveranno in funzione di eventi esterni come l'introduzione di nuove tecnologie.

Ormai il professionista singolo copre una piccolissima parte del lavoro di progettazione, è in forte crescita invece l'associatività, talvolta occasionale, di realtà professionali diverse.
E' indispensabile quindi trovare un sistema per poter comunicare tra tutti i soggetti senza perdere informazioni.

L'altro grande tema per il rispetto del contratto e quindi per l'ottenimento della qualità è l'assenza o, più verosimilmente, il controllo degli errori. Un'efficace sistema di individuazione degli stessi e un processo per neutralizzarli apportando le modifiche necessarie in tempi ragionevoli.

Gli strumenti informatici di ultima generazione che permettono di realizzare queste condizioni fondamentali sono un'evoluzione rispetto ai sistemi CAD, ma nascono da un'idea completamente nuova, focalizzata sul fine, ovvero il BIM (Building Information Modeling, modello di informazioni edilizie). Questo concetto nuovo fa desistere quegli "utonti" che si ostinano a ripetere: "è troppo difficile, se non lo usa nessuno un motivo ci sarà".
Sono persone che non vedono un palmo più in là del proprio naso, che non hanno nemmeno la capacità di accorgersi che stanno per essere tagliati come rami secchi, perchè si scoraggiano al primo ostacolo. E' un costume diffuso anche tra i giovani purtroppo.
Passi a chi ha più di 40 anni, insoddisfatto e frustrato, ma per una mente giovane e fresca non è ammissibile.
Ad ogni modo un progettista che si meriti questo appellativo non si permetterebbe mai il lusso di non stare al passo con i tempi, ma questa è un'opinione strettamente personale.
Per quelli che credono che sia difficile c'è una bel detto: è facile sentire il rumore dell'albero che cade, mentre non ci si accorge nemmeno del rumore che fa la foresta che cresce.

Il BIM è un'identità con il progetto edilizio in tutti i suoi aspetti, non è generico e non è nemmeno un semplice disegno: è specifico del mondo dell'edilizia e rappresenta un modello n-dimensionale, dove n è il numero delle variabili della realtà che definiscono il processo edilizio.

Per poter utilizzare un BIM occorre una profonda comprensione della realtà delle cose, occorre avere un approccio da artigiani: olistico, tecnico e creativo nello stesso tempo.

La prima cosa è dunque staccarsi da una logica 2D per abbracciarne una dove entrino a pieno titolo la terza dimensione dello spazio, il tempo, i costi ecc...

In questo senso è senz'altro meglio una mentalità meccanica: rigorosità e cognizione dell'intero problema da molteplici punti di vista.

Veniamo a Revit.

Revit è un software BIM, la sua logica di scomposizione in categorie prevede che gli oggetti edilizi possano essere suddivisi in categorie, ognuna con caratteristiche particolari, predeterminate e immodificabili.

Quello che si ricava è quindi un insieme di oggetti 3D, 2D ecc...tutto è un oggetto e tutto risponde alla stessa logica.

Per gestire la visualizzazione non occorrono layer, ma è sufficiente agire sulle modalità di rappresentazione grafica delle categorie. Per ciascuna vista 2D/3D è possibile definire come dovrà essere stampato in tavola ogni elemento.
Esistono componenti 2D che appartengono alla vista di lavoro: per alcuni di questi è possibile cambiare l'ordine di visualizzazione e portarlo davanti o dietro ad altri oggetti...
Il what you see is what you get è proprio questo: ciò che vedete a monitor è ciò che otterrete in stampa, esistono dunque all'interno di Revit tutti gli strumenti necessari per modificare colori, spessori, motivi ecc...degli oggetti senza necessità di dover passare attraverso altri programmi e perdere tutta la forza del BIM.

Una piccola nota sulla difficoltà dell'editazione delle famiglie: andate a vedere come si costruiscono le famiglie in altre piattaforme, come ad esempio Archicad.... attraverso listati, codici, preoccupandosi di come deve essere rappresentato un oggetto spessori di linea ecc...

In Revit c'è a disposizione un motore grafico, di sicuro si otterranno oggetti meno complessi, ma a mio avviso con molta meno fatica.

giovedì, maggio 15, 2008

Non consentire giunto 2009

In Revit 2009 ora è presente un'indicazione grafica dei giunti dei muri cui è stata disabilitata la possibilità di calcolare l'unione.
Come sempre click col destro sul grip del muro e non consentire giunto.
Selezionando il muro, compare un simbolo blu a forma di "T" sdraiata.

Il MAESTRO

Ieri ho conosciuto quello che ritengo essere il mio maestro di Revit, Diego Minato.
Teneva un corso vicino a Padova, una risposta alle molteplici richieste che gli giungono ogni mese per realizzare questo tipo di incontri, per approfondire l'uso delle famiglie. Ho fatto una scorpacciata di spunti su cui lavorare, ho imparato un nuovo modo di lavorare, una volta finiti i corsi in programma cercherò di riportare anche qui delle soluzioni fondamentali.
Gli altri incontri sono il 21/5 a TV, 23/5 a VR, 31/5 a NA.

Contatti & Iscrizioni:

Per TV, VR
Per iscrizioni o ulteriori informazioni
@mail: michela.guzzonato@orientatrium.it
Tel: 049 725200 Fax. 049 8934002
Persona di riferimento Michela.

Per NA
Per iscrizioni o ulteriori informazioni
@mail: info@laboratoriorevit.it
Tel: 338 9671769
Persona di riferimento Giovanni.

venerdì, aprile 25, 2008

Laureato!

Ebbene si, in data 23 aprile 2008 mi sono laureato in Ingegneria Edile-Architettura presso l'Università degli Studi di Pavia, con voto 110 su 110 e lode!!!

Ovviamente sono euforico :)

Presto novità importanti!

mercoledì, marzo 05, 2008

Importante novità

Autodesk ha presentato una newsletter mensile italiana con approfondimenti su Revit.
Io l'ho scoperta consultando il blog RevitLandia del Dr. Gjiom (alias Diego Minato) che ha scritto un articolo su una capriata composta per realizzarla passo a passo.

Questo il link al blog:
http://revit-landia.blogspot.com/2008/02/capriata-composta-due-altezze.html

Questo il link alla newsletter:
http://formautodesk.espero.it/bsd/newsletter/08-feb-c.html

mercoledì, febbraio 27, 2008

Testo modello su muro curvo

Se siete dei vandali, dei teppisti e avete bisogno di scrivere sui muri, o più semplicemente dovete realizzare un'insegna per un negozio sarete certamente ricorsi al testo modello....ma se il muro fosse curvo? purtroppo in quel caso il testo modello non funziona.

Si potrebbe fare però una famiglia di archivio.
Innanzitutto analizziamo meglio il problema:
- le scritte che dobbiamo realizzare non sono esageratamente lunghe generalmente, ma sono composte da poche parole;
- un testo può essere visto come la successione ordinata di caratteri convenzionali, la cui grafica cambia in funzione del font scelto;
- le insegne possono essere luminose o meno, sarebbe bello poter decidere il materiale come un qualsiasi oggetto.

Dunque è abbastanza semplice la risposta, si realizza una sola famiglia di archivio che sia flessibile nei contenuti e nei font. Prima creiamo una famiglia che conterrà un carattere del testo modello (per meglio approsimare la curva del muro è necessario utilizzare un solo carattere), vincoliamo il contenuto del testo tramite un parametro di istanza, e parametrizziamo anche la profondità e il materiale del testo modello.
Adesso dobbiamo creare tante copie di questa famiglia quanti sono i font che vogliamo utilizzare, poi dobbiamo avere cura di settare per ogni copia la corretta corrispondenza tra nome e font utilizzato nel testo modello.

Fatto questo carichiamo tutte le famiglie dei font in una nuova famiglia e li inseriamo uno alla volta: se li selezioniamo possiamo assegnare loro un testo etichetta (barra delle opzioni) e quindi un parametro di tipo che permette di creare diversi tipi di famiglia, uno per ogni font utilizzato. Sarà necessario anche agganciare i parametri dei componenti inseriti con dei parametri della nuova famiglia, del tutto identici a quelli a cui si riferiscono (ad esempio si aggancia i testo con un parametro testo, la profonsità con un parametro identico....va fatto per tutti i font che usiamo).

Da Impostazioni/Paraetri e categorie famiglie, cambiamo la categoria sotto quella più appropriata (se ad esempio fossimo partiti da un template di modello generico, non potremmo vedere questi oggetti negli abachi....io consiglio arredi fissi, ma non è aobbligaorio), ma cosa molto importante togliamo il segno di spunta da sempre verticale e lo mettiamo su basato su piano di lavoro.

Questo ultimo passaggio permette infatti di selezioanre come riferimento per l'inserimento o un piano di lavoro ( sia graficamente sia per nome) oppure una superficie, che è quello che serve a noi nella fattispecie.

Ora carichiamo la famiglia appea creata nel progetto e creiamo un'istanza su muro curvo ( da una vista 3D); selezioniamo il carattere, andiamo in una vista di pianta ed eseguiamo una matrice radiale con cetro coincidente con quello della curatura del muro, e mettiamo come numero di elementi quello della lunghezza della stringa di testo.

Fatto ciò dobbiamo selezioanare gli elementi e scomporre i gruppi che si sono creati automaticamente per poter modificare le singole istanze, per farlo sarà sufficente modificare le singole istanze dei caratteri.

Elementi di dettaglio

Gli elementi di dettaglio sono una categoria particolare: appartengono alla vista 2D in cui vengono inseriti, ma a differenza delle annotazioni hanno scala 1:1 col modello, e quindi la loro categoria appare, giustamente, nella scheda degli oggetti modello, pur essendo costituite da linee di dettaglio (ad esempio i componenti di dettaglio, le campiture, le mascherature...). La contraddizione, per così dire, si vede quando usi le linee di dettaglio nel progetto: sembrano comportarsi in modo indipendente dal resto della categoria, infatti agendo sulla categoria dalla scheda modello delle proprietà della vista, si ha che le linee di dettaglio non risentono dei cambiamenti effettuati.

Questo secondo me ha due chiavi di lettura: la prima è scoraggiare l'utilizzo di Revit come tiralinee puro e semplice, anche per oggetti bidimensionali; l'altra è che Revit mette a disposizione uno strumento extra per poter soddisfare la totalità delle esigenze dell'utente, con un oggetto che ha proprietà particolari, anche se da ultima spiaggia.

Per fare un paragone: esistono i modelli generici nelle categorie (che non possono essere messe in abaco) (era vero fino alla release 2013), esiste la modellazione in-place.

Sono possibilità in più, per rendere flessibile la progettazione, a cui ricorrere volentieri (modelli generici nidificati in famiglie di archivio) o meno (modellazione in-place).

martedì, febbraio 05, 2008

Pilastri architettonici e strutturali

Un pilastro in Revit può essere o architettonico o strutturale, e le funzioni che svolgono sono diverse.
Un pilastro architettonico viene utilizzato per introdurre delle variazioni alla geometria di un muro, coinvolgendo i suoi strati, e fondendosi a questo.
Un pilastro strutturale invece serve a rappresentare un vero elemento srutturale che però non deve fondersi con il muro, ma deve interrompere la trama del retino di sezione del muro.
Per far unire un pilastro strutturale ad un muro, dobbiamo utilizzare il comando unisci geometria.
Come si vede dall'immagine il pilastro all'estrema sinistra è unito e sporgente dal muro (è fittizio, so che costruttivamente è un'idiozia!), quello che vorrei sottolineare è come manchi completamente un rivestimento, almeno uno strato di intonaco.

Esiste un rimedio possibile: si nidificano all'interno dei pilastri architettonici dei pilastri strutturali.