martedì, luglio 09, 2013

BIM Manager, pensieri ad alta voce

Riporto il contenuto di una serie di domande che mi sono state rivolte da un professionista sul tema del BIM e in particolare sul ruolo del BIM Manager. Vorrei condividere il mio pensiero, anche se qualcuno mi critica, mi considera un incapace e che, essendo il BIM un arte, non sono abbastanza artista per esser degno del ruolo che ricopro.

In che cosa consiste il ruolo del BIM manager in uno studio di architettura?

Ha un ruolo decisionale per ciò che concerne la strategia da adottare per concepire e organizzare i modelli del progetto durante tutto l'iter progettuale, o da un punto particolare del processo di progettazione.
Ogni progetto dovrebbe avere un suo BIM Manager come figura cui fare riferimento per quegli aspetti tecnici che coinvolgono anche i collaboratori al di fuori dello studio di progettazione architettonica (strutturisti, impiantisti, paesaggisti, illuminotecnici, ecc...). Quando si ha un quadro delle esigenze completo, dalla committenza in giù, al BIM manager tocca il compito di progettare il flusso di lavoro per il suo team interno e stabilire l'interazione con i team di lavoro esterni.
Questo si declina in diverse attività, da quelle meramente tecnico-informatiche a quelle di tipo gestionale/contrattuale. Quello che viene prodotto è un modello di informazioni, ciò che viene scambiato è ancora  un modello di informazioni, tutto ciò che esce da questa logica (le stampe cartacee o in formato digitale e i relativi file CAD vettoriali, le viste foto-realistiche, ecc...) va a perdere in tutto o in parte l'intelligenza del modello, ciononostante il BIM Manager deve assicurare l'integrità delle informazioni che derivano dal modello.
A livello aziendale è necessario stabilire delle linee guida robuste e assicurare la consistenza dei materiali prodotti, risolvere le non conformità, migliorare programmaticamente i processi di lavoro. Questo significa sviluppare le risorse da inserire nei processi dal punto di vista delle procedure, dei contenuti e più in generale delle conoscenze per comprendere quali siano gli obiettivi da raggiungere, affiancate dal "saper fare" di un artigiano, quello che fa la differenza tra un professionista serio ed un mestierante.
In uno studio di architettura italiano è necessario tenere presente il livello atteso di qualità della rappresentazione finale, questo oltre alla correttezza del modello e alla consistenza documentale. 
Purtroppo manca un riferimento legislativo comunitario, la base culturale all'approccio BIM nell'accezione europea è ben radicata nei paesi scandinavi dove sono state adottate piattaforme di controllo della progettazione virtuale come passaggio standard delle procedure edilizie. In Inghilterra il passaggio al BIM è stato programmato per quel che concerne i lavori pubblici, ci si attende in questo senso un rinverdimento tempestivo della normativa di settore anche nel nostro Paese, con l'auspicio di semplificare le procedure burocratiche e aumentare la soddisfazione di tutti i protagonisti della filiera edilizia.

Quali sono le competenze tecniche e le esperienze personali necessarie per svolgere tale ruolo? la conoscenza completa e approfondita di programmi BIM è sufficiente?

Sono un laureato in Ingegneria Edile/Architettura dell'Università degli Studi di Pavia, ho cominciato a cambiare il mio modo di progettare avvicinandomi al BIM sin dal 2006, da autodidatta, e da allora ho sempre proseguito su questa strada. La mia formazione si è rivelata più efficace di quanto avessi creduto quando ero ancora studente, la forma mentale con cui mi approccio ai problemi si è rivelata poi un'arma vincente: non si deve temere di avere dei dubbi, dobbiamo porci le domande giuste. Utilizzare un approccio BIM  alla progettazione significa avere un approccio olistico alla stessa, generale e specifico insieme, sapendo però gestire il livello di dettaglio delle informazioni su cui concentrarsi di volta in volta e risolvere prima molti dei problemi che si possono verificare in un normale iter progettuale.
Esperienza, questa è la chiave di tutto, è ciò che siamo eticamente obbligati ad acquisire e a passare a chi verrà dopo di noi, per impedire che si ripetano gli errori del passato e per poterne fare di nuovi, poiché questi in fondo possono rivelarsi una spinta all'innovazione creativa.
Quindi no, non basta conoscere solo lo strumento, il BIM è una metodologia, non è un pacchetto di software, e tanto più si è addentro nella comprensione del processo edilizio e dell'oggetto edilizio che si sta progettando, tanto più redditizio sarà il passaggio a questa metodologia.

E' stato assunto con la carica di BIM manager o è un ruolo che ha acquisito con il tempo all'interno dello studio?

Sono stato contattato proprio in qualità di BIM Manager e più nello specifico di esperto Revit. All'inverso di quanto chiede, nel tempo ho assunto un ruolo poliedrico che va dalla progettazione alla gestione degli standard interni sia CAD sia BIM.

Avete riscontrato miglioramenti significativi nell'organizzazione del lavoro e del processo edilizio (ideazione-progettazione-realizzazione-gestione)?

Per la natura dei progetti che seguo in questo studio, l'approccio BIM viene utilizzato con successo nella fase esecutiva e poi quella successiva di controllo della realizzazione affiancando i fornitori. Per economie di scala e per la composizione variegata dei collaboratori dello studio ci si è trovati ad utilizzare marginalmente il BIM e i suoi benefici in fase di ideazione, sta progressivamente diventando prassi ricorrere al BIM per la coordinazione della progettazione nelle fasi preliminari o di concorso perché si riduce drasticamente il tempo e le risorse necessarie a produrre documenti coerenti, si può badare alla sostanza e valutare opzioni multiple, in poche parole, si progetta di più e ci si rende meglio conto delle eventuali problematiche.

E' stato necessario svolgere formazione nei confronti dei suoi colleghi e soprattutto nei confronti degli altri attori del processo (ingegneri-impiantisti ecc..). Se si, quali difficoltà ha riscontrato?

Per quanto riguarda i colleghi è stato fatto un corso di formazione sulla piattaforma Revit che però ha dato i maggiori risultati per coloro i quali sono passati a tempo pieno su progetti basati su questo software. I collaboratori esterni sono rimasti spesso a tecnologie CAD e quindi abbiamo sviluppato una metodologia di lavoro che ci consente comunque di integrare la loro progettazione nella nostra. Quando i nostri partner esterni utilizzano Revit, il lavoro diventa molto più semplice e automaticamente strutturato: si stabiliscono standard di nomenclatura, si definiscono i requisiti dei modelli (il livello di affidabilità, il livello di dettaglio in funzione della fase di progettazione e della qualità di rappresentazione), i punti di interscambio, la matrice delle responsabilità per i modelli e la codifica di riferimento per le specifiche di prodotto e materiale.
Nella mia esperienza non ho mai, purtroppo, potuto confrontarmi con altre piattaforme BIM all'infuori di Revit.
L'unica nota dolente è che nel momento i cui si condivide un modello ci si rende conto di far circolare anche tutto il valore aggiunto che costituisce la risorsa caratteristica di uno studio di progettazione, ciò che per qualità ed efficienza lo differenzia da tutti gli altri. Un problema non indifferente se si pensa al lavoro che si profonde per affinare questi strumenti, non esiste ad oggi un modo per tutelare il diritto d'autore di queste metodologie e contenuti; potemmo assistere per il BIM a ciò che è avvenuto con la rivoluzione CAD, ossia una diffusione capillare a discapito però della qualità e della comprensione degli obiettivi, l'affermazione di uno standard tra i formati sul mercato (in realtà esiste già l'IFC ma siamo lontani dal poter dire che permette una descrizione identica a quella dei formati nativi). Diventa a mio parere necessaria una normativa snella che definisca i parametri per un processo di qualità minima: in questo modo si eviterebbe il temuto impoverimento della progettazione BIM, ci sarebbe un progressivo abbandono della tecnologia CAD in favore di piattaforme più evolute.
In ogni caso questo tipo di piattaforme hanno un grado di complessità tale da essere quasi autoimmuni ad approcci superficiali, col progredire dell'interrelazione delle discipline e dell'approccio olistico al tema edilizio sarà sempre più necessario partire prima con la formazione di professionisti orientati al BIM, posso affermare per conoscenza diretta che sono lodevoli in questo senso i corsi del Politecnico di Torino e di tutti gli altri Atenei che si avvicinano in modo scientifico a questo modo di operare.
C'è una richiesta crescente di professionalità legate al mondo BIM che, a differenza di quanto è stato per il CAD, comporta una rivoluzione di concetto e non strumentale:l'approccio dal tecnigrafo al computer per il disegno CAD è stato di tipo strumentale, per il BIM si richiede un salto di qualità che scende nell'essenza della progettazione, nella prefigurazione del comportamento reale attraverso un modello, misurandone le prestazioni, i costi, l'efficienza.

Una delle grandi potenzialità del BIM è l'organizzazione del lavoro tramite workgroup on line. Un modello può essere frammentato in base al ruolo dei diversi attori all'interno della filiera realizzativa ( architettonico, strutturale, impiantistico ecc.. ). Qualora applicaste tale metodologia di lavoro, qual'è il suo ruolo? è lei che gestisce e controlla attraverso il modello i diversi contributi tecnici?

Spingendo il concetto che esprime al limite questo rappresenta sicuramente la nuova frontiera: la collaborazione in tempo reale di figure diverse ognuno per la propria competenza, rilevando il più presto possibile le interferenze, rielaborando il progetto quando costa meno  prendere decisioni più o meno drastiche per ottimizzare il risultato nel rispetto della molteplicità degli obiettivi da raggiungere.
Partendo da una schematizzazione astratta per ruoli (Project Manager, BIM Coordinator, BIM Manager,collaboratore progettista, ecc...) è piuttosto normale trovarsi a coprirne diversi e contemporaneamente nella realtà. Direi che quella della coordinazione disciplinare sia più una vocazione del project manager del progetto, il BIM Manager sarà responsabile della correttezza e dell'integrità delle informazioni contenute nel modello, della loro reperibilità nel punto di scambio con le altre figure coinvolte nel processo edilizio. 

Il problema dell'interoperabilità tra i diversi software provoca disagi nel trasferimento delle informazioni o è un problema circoscritto a determinati programmi?

Porrei l'attenzione su questo tema in termini di perdita o meno dell'intelligenza del modello: quando posso avere uno scambio tra software in modo biunivoco, cioè quando le modifiche in un software che è concepito e ottimizzato per compiere un determinato compito (ad esempio analisi strutturale) si riflettono nel software che ha generato il modello da analizzare e che contiene tutte le informazioni necessarie per descriverlo allora l'interoperabilità è completa, si deve lavorare sull'istantaneità di questo passaggio.
Quando la biunivocità non è garantita e quindi si richiede l'intervento umano per allineare il modello nativo ai risultati di un altro software specifico, si ha un'interoperabilità parziale perché l'intelligenza non è del tutto persa per le finalità che si propongono nello scambio tra software ma le modifiche in uno non si riflettono nell'altro. Questo dipende anche dalle variabili che si vogliono ottimizzare, ad esempio la percentuale di aperture in una parete per massimizzare l'apporto dell'illuminazione diretta bilanciandola però per evitare il surriscaldamento interno nella stagione calda. Le modifiche necessarie comporterebbero un'alterazione del disegno delle aperture, delle loro proporzioni, del loro ombreggiamento, dei layout interni. Il compito del software che esegue queste simulazioni è quello di fornire delle indicazioni utili al progettista, poi spetta a questi trovare la soluzione migliore.
Quando si esce dalla logica BIM, ad esempio nella produzione di un'immagine fotorealistica, allora l'interoperabilità non serve: è giusto e necessario investire in flussi di lavoro che ottimizzino anche questo tipo di passaggi, ma sarebbe a mio avviso fuorviante considerare il BIM qualcosa di statico.