Dice il saggio:”anche la marcia più lunga comincia sempre con il primo passo”.
Anche nel mondo del disegno architettonico si può estendere questo concetto, cioè si deve sottolineare che da qualche parte bisogna pur cominciare; spetta poi ad ognuno di noi definire la sua “andatura”. E' anche vero però che un buon inizio può agevolare, e quello che ritengo sia più importante è l'approccio curioso alla novità, per non farsi fermare dalle difficoltà che naturalmente si possono incontrare, soprattutto nelle fasi iniziali dell'apprendimento di un software come Revit Building.
Innanzitutto è bene precisare che si tratta di un software BIM, che sta per Building Information Modeling (ossia un modello di informazioni edilizie), diverso dal suo fratello maggiore il CAD (Computer Aided Design – disegno assistito al computer), diverso sia nella struttura costitutiva, sia nella modalità di utilizzo da parte dell'utente.
Chi come me ha seguito il percorso tradizionale di studi per la professione di Architetto o Ingegnere avrà cominciato coll'imparare il disegno tecnico “a riga e squadra”, grazie al quale ha imparato a conoscere i metodi convenzionali di rappresentazione degli oggetti edilizi e la documentazione grafica necessaria per la stesura di un progetto edilizio (seppur semplice).
Lo stadio successivo è stato quello di imparare a conoscere uno strumento ormai diffusissimo al punto di rappresentare uno standard riconosciuto a livello internazionale per lo scambio di disegni elaborati al computer che è Autocad. Questo software, con successivi miglioramenti per quel riguarda l'usabilità dei suoi comandi, è arrivato ad essere il più importante strumento di rappresentazione degli oggetti edilizi, ma semplicemente trasferendo il processo di disegno manuale dal foglio di carta allo schermo del computer: quindi una sorta di tecnigrafo infinitamente preciso e rapido, ma ancora legato ai lucidi da disegno da sovrapporsi (i layers), allo spessore dei pennini per la stampa,e che obbliga ancora ad una verifica continua della corrispondenza di tutti gli elaborati prodotti.
In parole povere, per quel che riguarda l'approccio alla progettazione, non si è cambiato molto rispetto al disegno manuale: si ha un'idea, la si sviluppa e la si concretizza attraverso delle linee, per stadi successivi di revisioni e verifiche si arriva alla stesura finale.
Con il BIM è cambiato l'approccio alla progettazione, rendendolo più vicino al processo ideativo: quando in un disegno di una pianta vediamo due linee parallele che indicano una parete, noi compiamo un processo di associazione nella nostra mente che ci porta a pensare che quelle due linee stiano ad indicare una parete. Ma per il software CAD con cui è stata disegnata la pianta quelle rimangono due linee con delle proprietà ben definite (numero dell'identità dell'oggetto, colore , punto di inizio, punto di fine, layer di appartenenza, spessore di linea, tipo di linea, ecc...).
Per il BIM è diverso: quando tracciamo una parete in pianta, creiamo un oggetto che avrà le caratteristiche di una parete come noi le intendiamo (un inizio e una fine, uno spessore, un'altezza, degli strati costitutivi con i loro spessori, un materiale per le finiture, ecc...).
Questo è possibile perché il BIM si basa sul principio per il quale un organismo edilizio è costituito da oggetti edilizi facilmente codificabili in termini di caratteristiche tipologiche e funzionali, e che tra ciascun oggetto edilizio esiste una relazione reciproca; se riconduciamo ogni componente edilizio che costituisce ad esempio una casa, in un elenco ordinato, otterremo un insieme di dati che possiamo dire rappresentare la casa stessa (non perchè semplicemente accostando dei componenti si ottenga un organismo edilizio, ma perchè si dispongono i componenti secondo relazioni precise, ordinate).
L'enorme vantaggio è quello innanzitutto di progettare ( e non rappresentare solamente) con gli elementi propri del costruire, con la facilità con cui si pensa all'idea. L'insieme di dati che costituisce così il progetto ( che impareremo a chiamare modello), deve solo essere rappresentato nei modi convenzionali. Infatti nel BIM una pianta o una sezione non sono altro che rappresentazioni aggiornate in tempo reale del modello. Non solo, anche un computo metrico è una sorta di rappresentazione del modello come lo sono le assonometrie o i prospetti.
Adesso la domanda è: ma perchè proprio Revit? Infatti sul mercato esistono diverse piattaforme BIM (ad esempio All Plan di Nemtscheck, Triforma di Bentley, Archicad di Graphisoft per citare le più famose). Revit è la risposta BIM di casa Autodesk, la stessa di Autocad, un'azienda che si è imposta come standard, e che ha fatto del formato .dwg quello più diffuso.
I vantaggi di un software della stessa casa produttrice sono senz'altro la completa compatibilità e interoperabilità dei formati dei file, inoltre il sistema di convenzioni adottato per i simboli e la sintassi dei comandi di utilizzo sono gli stessi; in un'ottica di mercato in cui la casa produttrice ambisce a detenere il monopolio in questo settore, si cerca di offrire un pacchetto di prodotti che, se usati insieme, si integrino nel migliore dei modi. Da qui segue la scelta di usare Revit Building.
Ora la cosa più difficile è abituarsi ad un altro ambiente di lavoro, che in virtù delle caratteristiche costitutive è differente da quello di Autocad.
C'è una barra degli strumenti standard: File, Modifica, ecc...come in tutti i software per Windows; una barra di visualizzazione che permette di spostarsi all'interno dell'ambiente per osservare il modello; una barra di modifica con i comandi per manipolare gli oggetti, per copiarli, spostarli, ecc..; una barra degli strumenti propri dell'ambiente Revit con dei comandi simili a quelli in Autocad per il disegno come cima, taglia, dividi, che però sono chiamati in modo differente e funzionano anche in modo leggermente diverso a causa del fatto che si usano per oggetti bi- e tridimensionali (uno su tutti il comando allinea, al quale difficilmente saprete rinunciare, quando vi capiterà di riutilizzare Autocad). Vi è ancora una barra delle proprietà che ospita un menù a discesa: il selettore del tipo (per esempio si pensi a due muri di spessori diversi, quando vogliamo tracciare un muro dobbiamo scegliere quale spessore utilizzare attraverso il selettore del tipo; ciò che è importante è che grazie al selettore del tipo si può in qualsiasi momento cambiare la scelta fatta precedentemente). A seconda dell'oggetto che si crea o si seleziona,o del comando che si sta eseguendo, compariranno indicazioni diverse e opzioni collegate all'operazione in corso. Insieme alla barra di stato posta in basso, è la barra che interessa di più il dialogo con l'utente, durante l'esecuzione dei comandi e la creazione di oggetti. In verticale a sinistra ci sono la barra di progettazione, che raccoglie tutti gli elementi utili per definire il modello e le viste per rappresentarlo, per disegnare dettagli costruttivi e realizzare fotorendering.
A lato c'è il browser di progetto, ossia un percorso organizzato che permette di muoversi agilmente nel modello, dove sono elencate le viste di progetto, gli oggetti raggruppati in famiglie ecc..., una sorta di indice del modello. Il grande spazio bianco è l'ambiente in cui si può disegnare il modello, la vista attiva. Nell'angolo in basso a sinistra ci sono dei comandi di visualizzazione propri della vista attiva (come ad esempio la scala di rappresentazione, la visualizzazione a dettaglio basso/medio/elevato, la proiezione di ombre ecc...).
Il consiglio è quello di prestare molta attenzione, soprattutto alle prime esperienze, a come cambiano le diverse barre di progettazione in funzione di ogni operazione che si svolge.
Si deve tenere a mente che ciò che viene disegnato in due dimensioni è quasi sempre tridimensionale, per cui si deve conoscere al momento della sua definizione anche l'altezza (o la profondità) che questo deve avere, risparmiando fastidiose perdite di tempo in seguito per cercare di sistemare errori facilmente evitabili con poco sforzo al momento della creazione degli oggetti.
E' anche vero però che partendo con un “approccio orizzontale” all'utilizzo di Revit (quindi senza considerare l'altezza), ci si può impadronire più rapidamente di gran parte dei comandi e, solo per le prime volte, differire a un secondo momento la definizione dell'altezza.
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